“Che vergogna!”: capire e superare la paura del giudizio. Seconda parte.
CHE VERGOGNA
Che vergogna!
Nella seconda parte dell’articolo dedicato alla vergogna ti parlo di quando fare esperienza di questa emozione può diventare un problema, un ingrediente di una vera e propria patologia, e come affrontarla.
In letteratura ci sono molti studi sui rapporti tra la vergogna e la depressione: quando fallisci in qualcosa per te molto importante vai a sperimentare vergogna per questa “sconfitta”. Accade però, a differenza delle situazioni più sane in cui ad un certo punto vai oltre la tua sconfitta, ti rimetti in piedi, cercando di riguadagnare un posto dentro al gruppo (o alla coppia), quindi chiedendo cure e accettazione, che tu non riesca a fare questo passaggio: non senti positivo verso di te l’altro per cui non chiedi cure ed accettazione e resti imprigionato nella tua esperienza di sconfitta, amplificando la vergogna, l’umiliazione, sviluppando impotenza e la vera e propria depressione. La vergogna è l’emozione predominante nella fobia sociale: se ne soffri tendi a percepire in te carenze e difetti e sei estremamente sensibile a percepire i comportamenti ed i sentimenti altrui, esprimendo su di te un giudizio di inadeguatezza. Ti caratterizza poi, com’è intuibile, la sensibilità al rifiuto, al giudizio e alla critica. Questa sensibilità fa da base alla tua scarsa autostima che ti porta di frequente alla ricerca di approvazione da parte degli altri e a compiacerli, oppure, al contrario, a mostrare ostilità e rabbia verso gli altri quando non ti apprezzano. La vergogna è presente anche nei disturbi del comportamento alimentare: è legata soprattutto al giudizio verso le condotte alimentari anomali, oltre che all’immagine di sè piuttosto negativa. Nel caso del disturbo di personalità Borderline, dal momento che, se ne soffri, hai imparato che le emozioni in generale non sono positive, è probabile che ogni volta tu provi delle emozioni spiacevoli ti accompagni anche una profonda vergogna per il solo fatto di averle provate. Infine, molti studi hanno osservato che nei disturbi da stress post-traumatici puoi provare una forte vergogna, soprattutto se i traumi consistono in abusi o torture, e questo può portarti a perdere il senso di autostima generale e di sicurezza con gli altri e nella tua vita.
Come tutte le altre emozioni, anche la vergogna è transitoria, tuttavia, può essere così spiacevole da motivarti a ridurla o “spegnerla” ricorrendo a strategie non sempre funzionali, quali il distrarti, sostituire la vergogna con altre emozioni più tollerabili, come la rabbia e la tristezza, cercare di minimizzare l’entità dello “sbaglio” o del “fallimento” o attribuirne la responsabilità agli altri, ridere e confessare il tuo sbaglio agli altri. In questo caso puoi controbilanciare l’immagine negativa che stai vivendo dato il tuo fallimento ammettendolo e chiedendo umilmente il perdono e l’accettazione, cosa che può ripristinare, almeno in parte, il tuo senso di integrità ed autostima. L’effetto negativo di questa operazione è che se non cambia il modo in cui tu attribuisci a te stesso il peso dei tuoi errori, essere perdonato e basta lenisce la tua vergogna ma non ne cambia i presupposti. Ancora più patologico è il caso in cui, dato il dolore che ti provoca la vergogna, tu cerchi attivamente di evitare questa emozione! Tra le strategie patologiche che puoi mettere in atto ci sono il rifiutare quegli aspetti della tua vita che ti procurano vergogna, facendoti sentire inadeguato, evitare il contatto con gli altri sia spostando l’attenzione su altri argomenti sia mostrandoti indisponibile emotivamente, diventando perfezionista, assumendo un falso atteggiamento di superiorità ed arroganza sottolineando gli errori degli altri, esibire, anzichè nascondere, proprio quel comportamento di cui ti vergogni per esorcizzarlo, diventare aggressivo per mascherare la tua vergogna ed inadeguatezza, o dipendere completamente dagli altri evitando di definire chi sei, che cosa vuoi, i tuoi valori e i tuoi bisogni.
Come superare la paura del giudizio (soprattutto tuo e poi degli altri) e di conseguenza la vergogna? Se la tua vergogna è eccessivamente presente nella tua vita, si accompagna a mancanza di affermazione di te stesso, a forte ansia da prestazione, a evitamento delle relazioni interpersonali, è consigliabile che tu ti rivolga ad uno psicologo che ti accompagna in un percorso in cui puoi ritrovare forza ed autostima e che segue i passi elencati di seguito. Puoi comunque iniziare ad utilizzare gli strumenti che ti indico in questo articolo per prenderti cura di te a livello psicologico.
- Il passo numero 1: identifica correttamente la vergogna. Come già detto è un’emozione complessa e sfumata, in più, l’espressione facciale e posturale può essere oggetto di vergogna, la cosiddetta vergogna della vergogna. Devi poi essere molto onesto e scovare la vergogna e il senso di inadeguatezza che sottostanno a quelle strategie sopracitate (ridere, distrarsi, sostituire la vergogna con altre emozioni ecc ecc): di solito sono queste strategie gli aspetti più evidenti, che mascherano il problema sottostante. Devi quindi accettare di avere un problema ed avere una buona motivazione ad affrontarlo, iniziando dal guardarlo in faccia.
- Il passo numero 2: rintracciare quelle idee negative su di te da cui scaturisce la tua vergogna. Può trattarsi di idee generali ed assolute del tipo “Sono un incompetente” “Sono un fallito” “Nessuno mi vuole” “Non merito di essere amato” ecc ecc.
- Il passo numero 3: individua quelle situazioni tipicamente relazionali in cui provi vergogna e che sono legate al giudizio. Possono essere situazioni che ti inducono sensazioni di essere diverso ed inadeguato, sia presenti che passate (messaggi ricevuti nell’infanzia). Possono essere situazioni sul luogo di lavoro: se ti trovi in ambienti competitivi dove massima attenzione è data alla prestazione e al successo. Ci sono poi situazioni relazionali dove puoi provare costantemente vergogna: se non riesci ad esporti a causa di questa e dell’inadeguatezza generale, tendi a compiacere in tutto e per tutto al tuo partner e se, da una parte, eviti i contrasti ed i giudizi negativi, dall’altra ti precludi completamente di affermare te stesso, chi sei e quello in cui credi. La situazione può essere molto più malsana se vivi una relazione in cui c’è maltrattamento: vieni umiliato e provi vergogna perchè puoi pensarti responsabile di quel che ti viene fatto dal partner, responsabile del cattivo andamento del rapporto, ti senti fragile e incapace di porre fine alla situazione e provi vergogna verso gli altri poichè nascondi loro la tua relazione.
- Il passo 4: ricostruisci la storia del problema, le vicende evolutive che ti hanno portato a sviluppare quelle idee negative e svalutanti su di te, capirne il contesto e ipotizzare le ragioni per cui certe cose ti sono accadute. Dopodichè puoi iniziare a rimettere in discussione queste idee su di te, alla luce di quel che sei oggi. E’ un passaggio fondamentale, ma complesso: è probabile che tu riesca a compierlo in buona parte ma non completamente. E’ qui che può esserti davvero utile rivolgerti ad uno psicologo, senza vergognartene (dato che siamo in tema!): anche qualora tu provi vergogna per il non farcela da solo e sei portato a ritenerlo un segno di debolezza, devi sapere che dentro ad un percorso psicologico è possibile superare anche queste idee e svilupparne di altre più sane e soddisfacenti. E’ necessario che tu lo voglia intensamente: il resto possiamo farlo insieme.
- Il passo 5: consolida questo processo in cui prendi le distanze dai condizionamenti del passato e dalle idee fuorvianti su di te, soprattutto, sviluppando un modo di riflettere molto più articolato e flessibile, costruendo orizzonti nuovi e molte più alternative. Una parte essenziale senza la quale non può dirsi completato il processo è accettare veramente che tu, come tutti, sei un animale sociale quindi hai bisogno di appartenenza e di relazione con gli altri, sei esattamente uguale agli altri in quanto essere umano e sei amabile proprio in quanto tale. Hai il potere di dare il tuo contributo e di far sentire la tua voce, di decidere della tua vita e di esserne responsabile, accettando la naturale “imperfezione” che è propria della natura dell’essere umano. In questo è importante che tu riesca a fare il passaggio dalla vergogna come emozione globale e soverchiante al senso di colpa come emozione circoscritta a tuoi determinati comportamenti: puoi così ridurre la severità dei tuoi giudizi sul successo e sull’insuccesso e riattivare quel tuo innato potere di riparare le cose e migliorare te stesso.
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