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Conoscere e gestire la rabbia. Parte prima

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LA RABBIA

La rabbia: considerata nell’antichità “la più turpe” delle passioni, si pensava, infatti, che il saggio fosse quella persona che non si fa infiammare nè dalla rabbia nè da altre emozioni dirompente, ma mostra sempre un atteggiamento moderato. La rabbia è un’emozione primitiva, che si riscontra sia nei bambini molto piccoli sia in molte specie animali.

Possiede molte caratteristiche: insieme alla gioia e al dolore, la rabbia è una delle emozioni che compaiono per prime, è una di quelle emozioni, insieme alla gelosia e all’invidia, di cui viene scoraggiata la libera espressione nella nostra cultura. La rabbia si accompagna al disgusto e al disprezzo andando a creare un sentimento multisfaccettato, l’ostilità.

Si presenta in tante varianti di intensità: dall’impazienza, il fastidio e l’irritazione, fino alla collera e all’esasperazione. Perchè provi rabbia? Ci devono essere diversi ingredienti: hai un bisogno o un desiderio, vi è una situazione o un’altra persona che si oppone al soddisfacimento del tuo bisogno in un modo intenzionale (o almeno così lo percepisci), non provi paura di fronte all’altro che fa da ostacolo, ma fai seguire all’intenzione di attaccarlo l’azione vera e propria, con le parole ed i comportamenti. Inoltre, è normale che tu provi rabbia di fronte alla violazione di un diritto, alla trasgressione di regole sociali: in sostanza, in quelle circostanze in cui puoi pensare che tutto quello “non sarebbe dovuto accadere”. Non è nemmeno necessario che tu sia protagonista del torto o della violazione: puoi provare rabbia anche quando sei spettatore di situazioni in cui una persona viene ingiustamente attaccata. E’ naturale provare empatia per quella persona ed attivarti in suo soccorso, se possibile: qui si intuisce il potere sociale della rabbia. Ti aiuta a ripristinare un senso di giustizia, di equità.

Come tutte le emozioni, anche la rabbia è accompagnata da cambiamenti fisiologici e nel comportamento allo scopo di farti adattare alla situazione presente: tra le tue espressioni facciali rientrano aggrottare le sopracciglia, alzare il volume di voce, digrignare i denti, serrare le labbra e lanciare “occhiatacce”. A questo si associano l’aumento della pressione arteriosa e del battito cardiaco, l’aumento della tensione muscolare e della sudorazione: segni di attivazione del sistema nervoso autonomo, deputato all’azione e all’attacco. Quando sperimenti rabbia provi una sensazione di irrequietezza, calore e paura di perdere il controllo. Tuttavia, non è scontato il comportamento che metterai in atto: dipenderà da come valuti la situazione in corso, le intenzioni dell’altro “ostacolante” e, soprattutto, le tue capacità di difenderti e reagire. Alcune persone considerano la rabbia una reazione utile, tendono così a cavalcarla utilizzandola a sproposito e creando situazioni di litigiosità laddove una risoluzione più pacifica sarebbe auspicabile. Altre volte, puoi sentirti schiacciato e non percepire in te risorse sufficienti a reagire: la tua rabbia non potrà esprimersi all’esterno, verrà quindi rivolta all’interno, producendo rancore sul lungo termine.

E’ possibile che tu sperimenti una rabbia più intensa verso persone alle quali sei più legato: accade perchè hai meno “freni” ma anche perchè temi che ti abbandonino, per questo è più facile arrabbiarti apertamente. La speranza è correggere alcune cose del rapporto in corso ed influenzare l’altro: è dimostrato che se esprimi la rabbia in modo costruttivo vai incontro a conseguenze benefiche nelle relazioni in termini di aumento della connessione emotiva e della complicità. In generale esprimere la rabbia in modo sano ha la funzione di ristabilire i tuoi diritti che sono stati calpestati. Questi sono scopi costruttivi, ve ne sono altri negativi, come esprimere rabbia al fine di vendicarti per un torto subito o manifestare addirittura odio. Ci sono poi differenze rispetto ai generi: culturalmente nell’uomo la rabbia viene incoraggiata, basti pensare alla letteratura e al cinema, dove un uomo arrabbiato è considerato un coraggioso, persino un eroe. Invece, nella donna la rabbia non solo non viene incoraggiata, ma viene etichettata come “un’isteria”, o al minimo come un’emozione che toglie femminilità: la donna che si arrabbia teme di poter danneggiare i suoi rapporti con gli altri o perdere la stima degli altri o considerarsi debole, “troppo emotiva”. Lo ripeto: esprimere la rabbia in modo sano, che tu sia un uomo o una donna, può farti riguadagnare rispetto, autostima e livelli di sicurezza e benessere nelle tue relazioni.

Un mito da sfatare è la presunta equivalenza tra rabbia ed aggressività: non è (sempre) vero che la rabbia preceda l’aggressività. Non accade quando hai imparato ad esprimerla in modo costruttivo, manifestando i tuoi pensieri in modo costruttivo, usando abilità pacifiche di risoluzione dei problemi o evitando di “scattare” immediatamente, ma concedendoti del tempo. E’ pure vero che se ti comporti in modo aggressivo, cioè al fine di procurare un danno ad altri (impadronendoti di oggetti ecc ecc), non è detto che tu sia motivato dalla rabbia: che tu “ce l’abbia” con chi te la prendi, si parla in questi casi di aggressività strumentale.

Per la seconda parte dell’articolo vai qui: http://federicapianapsicologa.it/conoscere-e-gestire-la-rabbia-parte-seconda/

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