Gli opposti si attraggono? Il lavoro di integrazione delle polarità in psicoterapia
Gli opposti si attraggono? Vediamolo insieme
In questo articolo non parlerò degli opposti dentro alle relazioni interpersonali, piuttosto, di quanto è essenziale che gli opposti dentro di te, cioè quelle caratteristiche in conflitto, riescano a conciliarsi e a comporsi in un tutto armonico. Solo così può avvenire un “matrimonio” interiore tra caratteristiche anche molto diverse apparentemente, ma che condividono un nucleo di base. Perciò in questo articolo ti parlo del lavoro che faccio quotidianamente rispetto alla conciliazione degli opposti quando incontro i miei pazienti in studio: si tratta del lavoro di integrazione tra le polarità.
Posso dire senza esitazione che la vita psichica si concretizza in un processo di integrazione continuo e mai definitivamente compiuto di forze in conflitto. Diverse correnti di pensiero psicologico si sono occupate di questo concetto, in particolare la psicologia analitica junghiana e la psicologia della Gestalt. Quando faccio psicoterapia con i miei pazienti spendo buona parte del lavoro nel facilitare questo processo, che deve tendere a far assimilare alla persona contenuti psichici e comportamenti di cui spesso non è consapevole. Ti dico, infatti, che in ogni persona, in me come in te, ogni tratto personale consapevole è accompagnato dall’inconsapevolezza del tratto opposto.
Il grande maestro Jung diceva che “ogni estremo psicologico contiene celato in sè il suo opposto o sta in qualche modo in rapporto intimo ed essenziale con questo” (1976). Quando sei in uno stato di nevrosi, cioè di difficoltà psicologica o blocco, tendi a negare le tue polarità negative, cioè quelle caratteristiche socialmente inaccettabili o considerate tabù dal tuo ambiente familiare: ciò porta come conseguenza al non volerle esplorare e a respingerle, allontanarle da sè, proiettandole sugli altri.
Quando, grazie alla tua crescita personale o ad un buon percorso di psicoterapia, raggiungi uno stato di maggiore salute psicologica, divieni consapevole delle tue polarità, sei disposto a conoscerle, ad esplorarle, e le integri bene nella tua immagine di te stesso, accettandoti globalmente.
Perchè è così importante integrare i tuoi opposti, le tue forze interne in conflitto? Perchè solo riappropriandoti delle parti nascoste, “oscure”, tra l’altro Jung le denominava parti dell’Ombra, puoi evitare che tali parti nascoste alla consapevolezza saltino fuori, magari improvvisamente, in determinate situazioni creando uno squilibrio in te stesso o, più di frequente, nelle tue relazioni interpersonali, minacciandole.
Diventa così indispensabile realizzare questa integrazione tra gli opposti: d’altronde, non puoi pensare di vivere in modo sano e genuino un determinato tratto della tua personalità, se non conosci e non sei consapevole del suo opposto.
Provo a farti alcuni esempi così da chiarirti meglio ciò di cui ti parlo: non puoi comportarti in modo davvero buono e generoso se non sei consapevole e non sai agire in modo adeguato la tua rabbia e il tuo egoismo, nè puoi essere sempre accomodante e passivo nella comunicazione senza conoscere il tuo lato assertivo, oppure, non puoi essere introverso e silenzioso senza essere consapevole ed agire il tuo lato estroverso e socievole.
Comportarti sempre e in ogni circostanza secondo un certo criterio può essere segno di una polarizzazione: cioè della tua tendenza a sbilanciarti sempre da una parte, che risulta ridondante, mentre l’altra polarità resta misconosciuta e relegata in un angolo, bloccata. Per queste ragioni ti dico che l’integrazione tra le polarità ti conduce a vivere una vita più piena ed appagante, poichè non ci sono scissioni dentro di te. In questo senso diventi abile a differenziare le tue polarità dando loro vita, per poterle mettere in contatto a livello del dialogo consapevole e, step fondamentale, del comportamento.
Se ti stai chiedendo come sia possibile completare questo lavoro di integrazione tra le polarità, bene, è arrivato il momento di illustrarti come lo porto avanti io nella stanza di psicoterapia. Il principio essenziale che seguo in questo tipo di lavoro è questo: una volta individuato il conflitto tra gli opposti nel paziente, lo invito ad agire l’opposto per lui/lei non preferito, quello che tende a negare, a distorcere, a proiettare sugli altri, o a non saper esprimere adeguatamente, date le scarse consapevolezza e familiarità con questo aspetto della sua personalità.
Spesso trovare l’opposto su cui c’è bisogno di lavorare non è difficile, già il paziente ne parla spontaneamente come di una sua difficoltà, o riporta esperienze da cui emerge chiaramente tale difficoltà o blocco, oppure, ancora, se mostra fastidio e insofferenza per una caratteristica di una persona, caratteristica che ritiene estranea a sè, deduco che è molto probabile che la riguardi. Da questi spunti e dalla mia osservazione clinica attraverso il colloquio capisco che occorre orientare il lavoro sull’integrazione tra le polarità individuate.
Procedo molto spesso con una tecnica esperienziale, lo psicodramma, molto utilizzata nella psicoterapia della Gestalt di Frederick Perls. Questa tecnica consiste nel chiedere al paziente di agire proprio quell’opposto per lui/lei molto fastidioso e di farlo mettendolo in atto attraverso il movimento corporeo, la voce, la postura. E’ proprio il movimento a dare concretezza e potenza alla tecnica, perchè facilita il passaggio dal piano simbolico-verbale, il parlare, a quello dell’esperienza vissuta, reale e incarnata. Impiego questa tecnica psicodrammatica anche chiedendo al paziente di transitare da un ruolo all’altro, da un opposto all’altro, sedendosi prima su una sedia e poi su di un’altra, così da facilitare il dialogo e l’integrazione tra gli opposti.
Può trattarsi di aspetti della personalità, sentimenti, concetti o comportamenti opposti. Il paziente fa come la “spola” da una sedia all’altra, entrando in pieno contatto con questi opposti e facendone esperienza reale: apprende così a diventare pienamente consapevole di tutto il suo essere, ad esprimersi e ad esserne responsabile. Durante questo processo, a cui io partecipo attivamente aiutando il paziente a calarsi dentro alle sensazioni corporee, a non bloccare il respiro e a entrare dentro al movimento, si libera quell’energia rimasta intrappolata nel conflitto e legata al passato, a relazioni con figure importanti interiorizzate.
La liberazione di questa energia la rende di nuovo disponibile per il presente e il futuro del paziente, che acquista salute, padronanza, sicurezza e torna ad essere il protagonista della propria vita.
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