, ,

Il carattere schizoide. Dal rifiuto al diritto di esistere.

close up of tree against sky 255441 Psicologa prato

Il carattere Schizoide

Ti capita di sentire come di non avere il diritto di esistere? Ti vedi, o gli altri ti vedono, come una persona tendenzialmente fredda, distante e sfuggente? Senti delle tensioni alla base della testa, delle spalle, del diaframma e nelle gambe? Ti senti anche vagamente speciale o superiore agli altri? Ti ritieni una persona ipersensibile? Hai un livello di energia piuttosto basso?

Tutte queste caratteristiche fanno parte della tipologia caratteriale schizoide, che si sviluppa dal 2° trimestre di vita intrauterina fino ai 6 mesi di vita. In questo periodo, il rapporto tra te e tua madre, prima durante la gravidanza e poi dopo, le modalità di reciproco contatto e scambio comunicativo, tattile ed emozionale, rappresentano le esperienze fondamentali che ti garantiscono la sopravvivenza fisica e psichica e gettano le basi per lo stile di attaccamento, o di relazione, tra voi due. Si determina così il diritto di esistere.

Qualora tale rapporto in questo periodo sia caratterizzato da difficile accettazione/accoglimento, rifiuto o persino ostilità/aggressività/odio questo diritto viene negato, e tu sviluppi la difesa di tipo schizoide in vari modi: riducendo la richiesta di contatto, interazione e coinvolgimento con tua madre e generalizzandola progressivamente a tutto l’ambiente, diventando più freddo, distaccato, meno recettivo e provando una fortissima paura di aprirti a fare esperienza del mondo e delle relazioni con gli altri.

Il corpo schizoide

A causa di questo mancato sviluppo di una relazione fonte di nutrimento emozionale e di amore incondizionato (dovuto a potenziali molte ragioni, tra le quali caratteristiche di tua madre ma anche del contesto in cui vivi, sociali, familiari, economiche ecc ecc) ti difendi riducendo la tua spontanea vitalità, quindi limitando la respirazione, il movimento fisico, ritirando attenzione e curiosità verso il mondo, sviluppando un tipico sguardo che può essere assente, come a guardare un punto perso nel vuoto, vitreo/inespressivo o fisso/stereotipato come un clown, “superbo come un nobile” o innocente come un bambino.

La tua energia si ritrae dalle zone periferiche e si concentra tutta all’interno, imprigionata da queste contratture muscolari croniche. Se non sperimenti una base sicura e protettiva nel rapporto con tua madre sviluppi la difesa schizoide poichè senti una minaccia alla tua sopravvivenza, un pericolo di annientamento psichico e fisico, per cui anche il tuo corpo va ad indebolirsi e a perdere quel senso di unità integrata e solida. La difesa schizoide consiste nel tentativo di “tenere insieme l’unità mente-corpo” in pericolo. 

Contraendo la tua energia percepisci sempre più affievolite le sensazioni fisiche e le tue emozioni. Non sono rare zone anestetizzate nel corpo, come “morte”. I tuoi sentimenti divengono più rarefatti e meno fluidi, puoi avere una difettosa autoregolazione per cui passi dall’anestesia emotiva/indifferenza alla spiccata sensibilità fino all’esplosione emotiva. Rinunci a chiedere, a causa della frustrazione ai tuoi bisogni, e a ricevere quel che ti spetta.

La frustrazione mischia in sè apatia, distanza emotiva e una profonda rabbia a causa di questa ferita primaria, la negazione del diritto di esistere. Da adulto tendi a rifugiarti nella tua mente, in interessi creativi, artistici, sicuramente intellettuali, quasi andando in esilio nei tuoi pensieri ed idee e dimenticandoti di fare esperienza del tuo corpo, con il quale hai un rapporto che può variare: dall’utilizzarlo in modo meccanico affinchè esegua comandi (come negli sport estremi, nella danza), al distaccartene fino ad alienarti dal corpo, dall’avere una fame divorante al digiuno astinente (come nell’anoressia).

Da ciò deriva l’appellativo: “Cerebrale”. Se il tuo distacco dalla realtà diviene massiccio puoi sviluppare uno stato psicotico, cioè di alienazione profonda in cui vi sono disintegrazione tra pensieri, emozioni e sensazioni corporee ed incomunicabilità con gli altri.

I tuoi sentimenti non sono assenti, ma imprigionati dentro al tuo corpo, in zone inaccessibili alla consapevolezza, protette dalle contratture muscolari. Senti magari l’impulso di protenderti per entrare in relazione con gli altri, ma anche una paura parallizzante di sperimentare di nuovo il rifiuto o persino l’ostilità altrui, come durante la tua infanzia. Questa difficoltà sicuramente contribuisce alla distanza nelle relazioni con gli altri, alla sensazione di “non essere visto” dagli altri, al rendere freddi ed intellettuali i rapporti con gli altri.

Temendo il rifiuto, temi anche quella possibile dipendenza dagli altri, percepiti come incapaci a fornire accoglimento e sicurezza: da qui è alimentato ulteriormente il tuo ritirarti dal contatto interpersonale. Nelle relazioni d’amore l’ambivalenza si fa ancora più forte: se da una parte hai la paura del coinvolgimento e della dipendenza, dall’altra hai la paura del restare completamente solo e perduto, esiliato dal resto dell’umanità

Mancando questo senso di integrazione e sicurezza interiori, la tua identità non è pienamente matura, e lo puoi vedere nella tipica modalità dell’agire “come se”, nel senso che non ti senti mosso da motivazioni ed atteggiamenti tuoi, quando agisci come ad imitare le condotte di altre persone significative.

La tua identità manca di “radicamento”, ti appoggi a riferimenti esterni, in un circolo vizioso. Nonostante l’espressione delle emozioni sia così coartata, non manchi di una ricchissima vita interiore, di fantasia, creatività, estro ed immaginazione, aspetti che custodisci gelosamente e per le quali tendi a sentirti speciale, anche superiore, “di un altro pianeta o di un’altra razza”.

Tale senso di superiorità può essere un ingrediente di quella paura di entrare in profonda relazione con gli altri, per la paura del rifiuto. Sai sicuramente cavartela in tante situazioni, ma non conosci l’interdipendenza, cioè quella forma di dipendenza matura in cui vi è reciprocità tra adulti. Il pericolo maggiore che corri è l’isolamento pressochè totale, cosa molto probabile ovviamente, poichè può affievolirsi ancora di più il contatto con te e quella precaria integrazione della tua identità fisica e corporea.

Obiettivi terapeutici

Ci sono gradi diversi di manifestazione delle difese in te: qualora il grado della difesa schizoide sia particolarmente massiccio, è necessaria una profonda rielaborazione delle esperienze di vita attraverso la psicoterapia, affinchè tu divenga capace di affrontare le situazioni emotivamente difficili e le sfide esistenziali.

A livello psicoterapeutico, il lavoro è sicuramente importante e di media-lunga durata data la delicatezza delle tematiche che presenti: oltre al lavoro verbale di analisi delle relazioni con focus sul rapporto primigenio con la madre al fine di ripristinare il senso di sicurezza, solidità della tua identità e rafforzamento nella vita sociale grazie alla migliore comprensione della mente degli altri, è importante per te il lavoro psico-corporeo che miri a recuperare la realtà del tuo corpo, delle tue sensazioni e dei movimenti.

Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso gli esercizi bioenergetici, la partecipazione a classi di Yoga, arti marziali, danzamovimentoterapia, vari tipi di massaggi, il nuoto, anche la semplice camminata infusa di consapevolezza.

Alcuni esempi di affermazioni che alla fine della psicoterapia divieni in grado di fare sono: 

1 – E’ sicuro per me essere qui.

2 – La terra mi sostiene e viene incontro alle mie necessità.

3 – Amo il mio corpo e ho fiducia nella sua saggezza.

4 – Sono immerso nell’abbondanza. Posso soddisfare i miei bisogni di nutrimento.

5 – Io esisto e sono reale, ho una mente ed un corpo, come gli altri.

Se vuoi avere un’informazione o fare una chiaccherata con me clicca qua sotto:

Seguimi sul mio canale YouTube Federica Piana – Psicologa: un nuovo video ogni domenica alle 15:00.