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Il disturbo di Panico e l’Agorafobia.

Cubi rossi con lettere bianche su sfondo azzurro

Che cos’è il panico?

Il disturbo di panico e l’agorafobia sono due disturbi d’ansia piuttosto frequenti nella popolazione adulta, è infatti molto raro riscontrare dei casi di esordio nei bambini e negli anziani. Sono disturbi che colpiscono di più le donne rispetto agli uomini, e non sono classificati tra i disturbi più gravi dentro alla psicopatologia, ma possono produrre conseguenze assai impattanti sulla vita di chi ne soffre e dei familiari. Dalle statistiche si stima che circa ¼ della popolazione nell’arco di vita dichiara di aver avuto almeno un attacco di panico. Di tutte queste persone solo una parte sviluppa il vero e proprio disturbo di panico, perché, come vedrai tra poco, non è sufficiente aver fatto esperienza di un attacco ma devono presentarsi precisi criteri per porre diagnosi di disturbo di panico.

L’attacco di panico è caratterizzato dalla comparsa improvvisa di paura molto intensa in cui si verificano una serie di sintomi, ne servono almeno quattro, quali:

  • Palpitazioni, tachicardia;
  • Sudorazione; tremori;
  • Dispnea o sensazione di soffocamento o asfissia;
  • Dolore o fastidio al petto;
  • Nausea o disturbi addominali;
  • Sensazione di vertigine, di “testa leggera” o di svenimento;
  • Brividi o vampate di calore;
  • Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio a gambe e braccia);
  • Derealizzazione o depersonalizzazione (sensazione di irrealtà o di essere distaccato da te stesso, dal tuo corpo); e 3 sintomi mentali, vale a dire: la paura di perdere il controllo, la paura di impazzire; e la paura di morire.

Se ti è mai successo di avere un attacco di panico, o ti è stato raccontato da qualche amico o familiare, sai che l’esperienza di un attacco di panico non è paragonabile, per l’intensità dei sintomi, alle normali manifestazioni della paura, dell’ansia o della preoccupazione quotidiana. L’attacco di panico non è soltanto uno stato di ansia un po’ più elevata del solito.

La persona che ha un attacco di panico – soprattutto la prima volta – ha la netta sensazione che stia succedendo qualcosa di gravissimo nel suo corpo (come ad es. un infarto o un ictus) o nella sua mente (ad es. perdere il controllo di sé o impazzire). Ed è questa la ragione per cui la persona si reca o si fa accompagnare subito al pronto soccorso in uno stato di allarme e grandissima paura per la propria incolumità psicofisica. Dopo varie indagini mediche e accertamenti, si arriva alla conclusione che la crisi patita non riguarda il corpo, quindi i sistemi cardiovascolare, circolatorio o cerebrale, ma la mente, dal personale medico viene detto alla persona che ha avuto un attacco di panico, questo viene trattato farmacologicamente al pronto soccorso e semmai le viene consigliato di avviare un percorso psicologico, ma non è così frequente.

Che cos’è l’agorafobia?

Il punto è che, in seguito al primo attacco, la persona, memore della terribile esperienza, sperimenta il forte timore di essere esposto alla minaccia di ulteriori attacchi di panico. Questa sensazione si può impossessare della persona a tal punto da creare uno stato di iper-attivazione fisiologica, che paradossalmente aumenta la probabilità di sperimentare nuovamente una crisi d’ansia acuta. La persona teme che l’attacco di panico si possa ripresentare senza preavviso, senza possibilità alcuna di prevenirlo o controllarlo.

Ed è qui che si innesca il circolo vizioso della cosiddetta agorafobia, una condizione aggiuntiva spesso presente in chi soffre di ansia e panico, almeno nel 30% dei casi. Ma che cos’è l’agorafobia? Si tratta non di una fobia unica, ma di un gruppo di paure tutte accomunate dal timore che sia difficile o imbarazzante fuggire o ricevere un aiuto in caso di un malessere che non è solo l’attacco di panico, ma anche malesseri fisici improvvisi e per l’appunto imbarazzanti come avere uno svenimento o l’incontinenza. Chi soffre di agorafobia vive quindi nella costante paura di trovarsi in luoghi e situazioni dove può essere oggettivamente più difficile andarsene o essere soccorso, come sui mezzi di trasporto, in auto, in luoghi isolati, in coda in un ufficio o in un luogo affollato come un supermercato e quant’altro. Non sono situazioni oggettivamente pericolose, ma lo diventano per la persona agorafobica sulla base della strisciante paura che all’improvviso sopraggiunga un attacco che la metta in una difficoltà tale da pensarsi inerme e impossibilitata a salvarsi.

Il circolo vizioso che costruisce il disturbo

E’ proprio la forte paura dell’agorafobico che lo porta ad evitare progressivamente un numero sempre maggiore di luoghi e situazioni che percepisce pericolosi, tale noto meccanismo prende il nome di evitamento. Comprensibilmente la persona spaventata dal sopraggiungere improvviso dell’ansia e del panico va ad evitare di trovarsi vittima di un nuovo attacco, ma è proprio questo evitamento via via più massiccio a rappresentare la parte centrale del disturbo. Se da una parte l’evitamento riduce drasticamente l’ansia nell’immediato, dato che la persona scansa ciò che le fa paura, in questo senso evitare funziona, dall’altra costituisce il principale meccanismo di rinforzo al disturbo, nel senso che la persona si impedisce di mettersi alla prova e di sperimentarsi capace proprio nelle situazioni in crede che sarebbe in un certo senso spacciata e soggetta anche alla vergogna per via del giudizio degli altri. L’effetto che si determina è una drastica riduzione del malessere, elemento che innalza molto le probabilità che la persona continui a mettere in pratica i comportamenti di evitamento.

Se malauguratamente la persona si trovasse nelle situazioni identificate come ansiogene, e dunque pericolose, inizia a sentire il bisogno impellente di ridurre il malessere, cioè l’ansia che inizia a crescere, in modo simile a chi sente un dolore fisico e si affretta ad assumere un farmaco antidolorifico.

Come curare il panico e l’agorafobia

Il trattamento d’elezione per questi disturbi è senza dubbio la psicoterapia ed è un trattamento che prevede principalmente un lavoro mirato a ridurre gli evitamenti. Perché dico che la psicoterapia è il trattamento ideale? Perché, a parità di efficacia in fase acuta con l’intervento farmacologico (che consiste in benzodiazepine e/o antidepressivi), la terapia psicologica conduce la persona fuori dal tunnel dell’ansia patologica, garantendo dei tassi di ricaduta molto inferiori ai trattamenti solo farmacologici.

Perché accade questo? Bisogna capire la logica della psicoterapia e quella del farmaco: il farmaco agisce velocemente sui meccanismi biochimici che producono la reazione ansiosa, ma non insegnano niente alla persona, la quale rimane ignara del perché soffra. L’effetto controproducente del farmaco è che manda un messaggio negativo alla persona: è come se le dicesse che è debole o incapace, che l’unica cosa che può fare è assumere il farmaco, e che al di fuori di questo non saprebbe appellarsi ad altre risorse o trovare altre soluzioni. Con la psicoterapia, invece, la persona ha l’occasione di apprendere tante cose su di sé, di conoscere il proprio disturbo, il suo significato e la sua collocazione nella propria storia e nel proprio funzionamento generale. La persona può disimparare i meccanismi nocivi che contribuiscono al malessere e imparare come ridurre i sintomi, come gestire i propri stati mentali, quali le emozioni, i pensieri, i bisogni e modificare i propri comportamenti. Non sono assolutamente contraria all’utilizzo dello psicofarmaco, dev’essere attentamente valutata la situazione specifica della persona e va prescritto solo dal medico specialista, lo psichiatra. Tuttavia, è fuor di dubbio che la persona deve apprendere che il miglior aiuto che può darsi non è esterno, come appunto il farmaco, ma interno, sono cioè le sue risorse, le sue capacità, in ultimo, ciò che la persona è e può diventare grazie a un lavoro mirato su di sé. Questo va ad innalzare in modo importante il senso di autoefficacia.

La psicoterapia

Se soffri di attacchi di panico e di agorafobia ti suggerisco di rivolgerti a un professionista, uno psicologo psicoterapeuta come me, che ti accompagni in un percorso dedicato e cucito sulle tue necessità. Quando lavoro con una persona che presenta questo tipo di problema la aiuto ad acquisire gli strumenti indispensabili a diventare via via più autonoma nel fronteggiare i propri sintomi ansiosi. Le spiego come funziona l’ansia dal punto di vista tanto fisico quanto psicologico, la differenza tra l’ansia normale e adattiva e quella, invece, patologica che conduce al malessere. Le illustro i meccanismi di rinforzo e quelli di estinzione dell’ansia, vale a dire come l’ansia va ad alimentarsi e come può diminuire fino a rientrare nella soglia fisiologica e a scomparire. La aiuto a capire quali sono le convinzioni limitanti che altro non fanno che alimentare la sua ansia fino al circolo vizioso del panico per creare pensieri più flessibili e salutari, le insegno metodi di consapevolezza e rilassamento (quale il Training Autogeno, leggi qua: https://federicapianapsicologa.it/training-autogeno-schultz/ ) utili ad abbassare l’attivazione corporea, e la aiuto ad esporsi gradualmente alle situazioni precedentemente evitate perché considerate attivanti per la crisi d’ansia.

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