Imparare a gestire le emozioni. Modalità funzionali e disfunzionali.

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Imparare a gestire le emozioni

Non esistono emozioni positive o negative, le emozioni sono piacevoli o spiacevoli. Le emozioni per loro natura sono intrinsecamente utili alla sopravvivenza perchè sono coinvolte in molti processi: favoriscono la presa di decisione, aiutano ad attuare velocemente comportamenti, influenzano l’attenzione e il ragionamento, aiutano a registrare in memoria eventi significativi e danno informazioni circa le relazioni e l’ambiente che ci circonda.

Tendenzialmente si pensa che la regolazione emotiva riguardi soltanto i tentativi di gestire, o, peggio, controllare, le emozioni spiacevoli quali ansia, rabbia, tristezza o invidia; in realtà anche le emozioni più piacevoli quali la gioia e la sorpresa sono di fatto regolate.

Un aspetto fondamentale della regolazione emotiva è che il tipo e l’intensità di un’emozione cambiano in base al significato che attribuisci ad una data situazione attivante quell’emozione: se assegni a una data situazione un certo significato (come quando interpreti il comportamento di una persona come malevolo verso di te) proverai naturalmente emozioni correlate (nell’esempio precedente proverai tristezza o rabbia), ma se assegni un altro significato a quella situazione (interpretando il comportamento di una persona come dettato da altre ragioni e non da un’intenzione malevola verso di te) allora anche la tua emozione cambierà.

Strategie funzionali

Le strategie di regolazione emotiva più sane e funzionali sono: il corretto riconoscimento dell’emozione provata, l’accettazione, l’autovalidazione, l’espressione e l’apprendimento. Occorre innanzitutto avere una consapevolezza chiara di quale emozione stai provando, devi riconoscerla in mezzo alle tante e darle il suo nome (vedi le volte in cui scambi un’emozione per una sensazione fisica: paura o tristezza per sonno o fame).

Occorre che accetti ciò che stai provando: arrabbiarti o lottare contro te stesso perchè non ti piace l’emozione che stai provando in un dato momento è assolutamente improduttivo, ti allontana dalle tue risorse e ti costa un elevato spreco di energie. Accettare vuole dire semplicemente prendere atto di ciò che stai provando, senza giudicare come giusta o sbagliata la tua emozione.

Poi, un elemento essenziale è auto-validarsi, cioè imparare a dare valore all’emozione che stai provando, sentire che è valida e legittima in quanto manifestazione del tuo essere. Occorre poi esprimere correttamente l’emozione, in modo appropriato rispetto al contesto in cui ti trovi e in sintonia con la tua personalità ed i tuoi valori, (se provi rabbia verso il tuo superiore non potrai esprimerla allo stesso modo che verso un collega, ma sarà utile incanalarla nel modo più appropriato).

Infine, l’ultimo ma non meno importante passo è apprendere un qualcosa di utile dalla mia emozione: dopo esserti dato il permesso di esprimerla è utile imparare il messaggio insito in una data emozione (se hai provato rabbia vuol dire che hai percepito una frustrazione o violazione ai tuoi bisogni, se hai provato tristezza vuol dire che hai vissuto realmente o mentalmente una perdita, se hai provato ansia vuol dire che hai percepito una minaccia o un pericolo ad un tuo scopo importante).

Apprendere qualcosa dalla tua emozione ti aiuta ad avere consapevolezza delle tue azioni, delle tue decisioni e delle tue relazioni e può aiutarti a muoverti in modo fluido ed efficace nell’ambiente.

Strategie disfunzionali

Al contrario, le strategie disfunzionali delle emozioni sono: l’evitamento, la soppressione, l’ipercompensazione e il rimuginio. L’evitamento si può realizzare a livello mentale (distraendoti da un’emozione spiacevole fantasticando su qualcosa di positivo) e a livello del comportamento (impegnandoti in un’attività pratica); la soppressione si riferisce al tentativo di disfarti dell’emozione in corso cimentandoti in un’attività che “mette un coperchio” sull’emozione, come fumare una sigaretta, assumere alcool o droghe, acquistare cose di cui non hai bisogno, mangiare o abbuffarti di cibi golosi.

L’ipercompensazione si riferisce a quella modalità per cui ti comporti in modo opposto all’emozione che stai provando, come a fare finta che non ci sia: come quando hai paura dell’altezza e vadi a fare camminate su alture, sentieri o ponti a molti km di altezza. Infine, il rimuginio è una modalità di pensiero ripetitiva e snervante in cui giri intorno all’emozione e alla situazione correlata senza pervenire a soluzioni creative ma avvitandotici sempre di più, andando ad esaurire il tuo tempo e le tue energie.

Questa distinzione in modalità funzionali e disfunzionali ti dice che è importante capire quali utilizzi di più per comprenderne l’utilità o l’inefficacia e, se vuoi davvero fare un salto di qualità, intraprendere un percorso psicologico che ti dia l’opportunità di capirti, sfruttare al meglio le tue risorse e liberarti dai vincoli imposti da modalità insane, o, peggio, patologiche.

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