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La tristezza: l’emozione della perdita. Conoscerla per gestirla.

basket blur boy child 208087 Psicologa prato

La tristezza

La tristezza è una delle emozioni fondamentali insieme alla paura, la gioia, la rabbia, la sorpresa e il disgusto. Puoi provare tristezza in una marea di situazioni nella vita: da quelle più quotidiane e “normali” (un compito a scuola va male, un tuo caro manca di venirti a trovare, perdi un’opportunità) a quelle più eccezionali, fortunatamente, in cui perdi una persona cara, un animale, vieni licenziato, ti ammali seriamente. Talvolta la tristezza sembra giungere senza un reale motivo, almeno all’apparenza, ti senti “giù” e non ne capisci il senso: puoi anche sperimentare un calo d’energia fisica, un sentirti “scarico” e demotivato. Tuttavia, anche se non immediatamente comprensibile, c’è sempre un motivo per cui una qualunque emozione, tristezza compresa, compare: le emozioni sono sopravvissute a migliaia di anni di evoluzione poichè hanno delle funzioni. Ogni emozione poi si distingue per caratteristiche proprie. Nella sezione del sito “Gestione delle emozioni” trovi diversi articoli utili per approfondire in questo senso con suggerimenti e tecniche pratici per imparare a gestire le emozioni spiacevoli.

Venendo alle funzioni della tristezza, devi sapere che la principale funzione è segnalare che un tuo scopo importante è stato compromesso o perduto: la tristezza è l’emozione correlata alla perdita, per eccellenza. La tristezza, con il rallentamento sia psichico, dato che il tuo flusso di pensieri tipicamente decresce, sia motorio, dato che il tuo corpo si sente meno reattivo e tende a rallentare, ti consente di fermarti a riflettere su quello che ti è accaduto. Se poi ti confidi con qualcuno, la comprensione e il superamento della situazione che ha prodotto tristezza sono accelerati: ricevere supporto è una chiave importante per renderti proficua l’esperienza della tristezza. Questa ti aiuta a modulare le tue risposte ad eventi spiacevoli della vita. In secondo luogo, la tristezza aiuta a riorganizzare il corso delle tue azioni e scelte attivando un sano senso di responsabilità: questa può essere associata al senso di colpa e ad una sana autocritica quando realizzi di aver contribuito in qualche modo alla perdita subita. Se il senso di colpa e l’autocritica sono costruttive, puoi riguadagnare un’opportunità in più per ridirigere le tue azioni con accresciuta responsabilità e consapevolezza. La tristezza sottolinea il valore di quel che perdi: è esperienza comune renderti conto di quanto è importante per te una cosa, una persona o un contesto solo dopo che li hai perduti! La tristezza porta con sè la sensibilità necessaria a comprendere a pieno il valore di quello a cui, in condizioni “normali”, tendi a non dare la giusta importanza, se non a trascurare. La tristezza è poi una delle principali emozioni correlate ad un sistema innato, psico-biologico, detto sistema di attaccamento, il cui scopo è regolare la vicinanza protettiva del bambino all’adulto che si prende cura di lui, la madre innanzitutto: questa rappresenta per il bambino la sua “base sicura”. Nell’infanzia la base sicura è rappresentata dalle persone adulte che allevano, nutrono, educano e in generale offrono cure e protezione al bambino: in età adulta la base sicura è rappresentata dal partner come da un amico fidato o altro familiare. Il sistema dell’attaccamento svolge una funzione tanto semplice quanto essenziale: richiamare l’attenzione degli altri nel caso in cui sperimenti paura, sconforto, disorientamento o un qualunque stato di debolezza fisica o psicologica. Se il bambino vede accorrere la mamma (o chi per lei) quando piange, tu da adulto che subiscei una perdita, di qualunque entità, confidandoti e ricercando la comunicazione e la vicinanza con un’altra persona puoi sentirti accolto, compreso e sperimentare che la tua tristezza lentamente decresce: non ti senti più solo nella tua perdita, ma parte di una relazione positiva che funge da “base sicura”. Se sei un adulto con una sana autostima tendenzialmente ricorri agli altri, al supporto interpersonale, quando provi tristezza: poichè ti attendi che l’altro al quale ti confida ti offrirà ascolto, vicinanza e consiglio.

Cosa puoi fare di fronte alla tristezza? Guarda innanzitutto cosa non fare: spesso questa emozione è accompagnata da altre emozioni, quali la vergogna, che possono renderti più difficile farne esperienza in modo più costruttivo. Quando ti vergogni di provare tristezza, magari perchè pensi che sia un segno di debolezza o perchè non hai in generale familiarità con il mondo delle emozioni, tendi a nasconderti, a rifuggire il contatto umano e la condivisione: temendo un giudizio critico da parte degli altri, non capendo il perchè della tua tristezza, puoi sperimentare un senso di inferiorità, quasi a credere di essere l’unico a rattristarti per certe cose, fino a sentirti inadeguato in mezzo agli altri. Questa matassa di vissuti può portarti all’evitamento dei contatti interpersonali e all’isolamento: condizione rischiosa perchè, in alcuni casi, può aumentare il rischio di depressione vera e propria. Un’altra modalità disfunzionale, oltre all’evitamento del contatto, è l’evitamento emotivo e cognitivo: cerchi di sopprimere la tua tristezza ricorrendo all’uso ed abuso di alcool o sostanze varie, mangiando in modo compulsivo fino alle abbuffate, tenendoti costantemente impegnata in attività stimolanti o “stordenti” che distolgano la tua attenzione. Purtroppo queste azioni ti bloccano la via più sana per il superamento della tristezza: la sua fisiologica evoluzione non può compiersi e resti bloccato in una tristezza che può sfociare nella depressione. Di seguito per te alcuni suggerimenti per attraversare la tristezza ed uscirne:

  1. Etichettare la tristezza: identificarla correttamente e non scambiarla per un’altra emozione (frequentemente la noia).
  2. Riconoscere e dare valore alla tristezza in te e negli altri, senza coprirla di giudizi critici e di vergogna.
  3. Non utilizzare le modalità disfunzionali sopra descritte: se ti senti tentato di metterle in atto, fermati e metti consapevolezza sul tuo agire, sui passi da compiere.
  4. Riflettere: inizia a dare un senso alla tua tristezza, inquadrala nel momento che stai vivendo, comprendi perchè la provi e che lezione puoi trarre da essa.
  5. Confidarti: ricorrere agli altri, a quelle persone fidate dalle quali sai di poter essere ascoltato e compreso. Il supporto interpersonale, ripeto, è una delle chiavi per superare più facilmente dalla tristezza.
  6. Creare: incanala la tua tristezza in qualcosa che la renda più fluida e malleabile, mettila al servizio di un atto creativo quale dipingere, scrivere, disegnare, cucinare, inventare, riparare, danzare ecc ecc.

In arrivo articoli di approfondimento sulla tristezza patologica: come distinguerla da quella normale, comprenderne le cause ed i fattori scatenanti e le vulnerabilità, affrontarla in modo consapevole. Vai qua: http://federicapianapsicologa.it/quando-la-tristezza-diventa-depressione-parte-seconda/ , http://federicapianapsicologa.it/quando-la-tristezza-diventa-depressione-parte-prima/

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