L’Ansia da Separazione. Tra paura dell’abbandono e dipendenza.
Che cos’è l’ansia da separazione?
Questo disturbo compare tipicamente nell’infanzia, tuttavia, se non riconosciuto e trattato in tempi congrui, può protrarsi fin nell’età adulta. L’ansia da separazione è in realtà un fenomeno fisiologico che riguarda le dinamiche di attaccamento, cioè il profondo legame tra il bambino e i suoi caregiver, cioè gli adulti che se ne occupano, di solito i genitori. Per saperne di più sull’attaccamento (e su come influenza le relazioni nell’arco di vita) ti invito a leggere questo articolo: https://federicapianapsicologa.it/gli-stili-di-attaccamento-le-basi-delle-relazioni-in-eta-adulta/ . Quando il bambino piccolo deve staccarsi dal genitore, anche momentaneamente come quando va all’asilo/scuola o dai nonni, sperimenta una certa quota d’ansia normale, data per l’appunto dal separarsi dalla fonte primaria di cura e protezione. Ansia che si manifesta tipicamente attraverso sintomi fisici lievi e passeggeri, proteste, pianti. Quest’ansia non ha ripercussioni anomale sul bambino, fa parte del suo processo di crescita naturale: se i legami di attaccamento con gli adulti, in primo luogo i genitori, sono validi, sani e nutrienti, il bambino supererà via via questi momenti di separazione e costruirà le sue risorse cognitive, emotive, comunicative e interpersonali. Quando, invece, il bambino va a provare intensi vissuti d’ansia durante le separazioni dai genitori, sprofonda in uno stato di insicurezza globale, in crisi di pianto inconsolabili, incubi notturni, resistenza proprio fisica a distaccarsi, un insieme di sintomi fisici dolorosi (mal di testa e mal di pancia, nausea e vomito), si fa delle fantasie catastrofiche su quello che può accadere ai familiari quando lui/lei è a scuola, allora si parla di disturbo d’ansia da separazione.
Le cause
Non approfondirò ulteriormente questo disturbo nell’infanzia e adolescenza, perché non è il mio settore di intervento, il mio intento è ora illustrarti le conseguenze nell’adulto di un’ansia da separazione non individuata e curata. Dagli studi in letteratura emerge che le cause di questo disturbo si ritrovano in alcuni eventi particolarmente stressanti o traumatici (come atti di bullismo, malattie o lutti di un genitore o di altri adulti significativi), ma anche maltrattamenti e l’essere cresciuto in un ambiente imprevedibile e caotico o in un’educazione iperprotettiva, che non comunica al bambino un senso di Sé forte e sano, capace di porsi con le proprie risorse dinanzi alle sfide e alle difficoltà della vita, ci può quindi essere una difficoltà ad allontanarsi da casa perché proprio in casa aleggia un’atmosfera carica di insicurezza e di tensione.
I sintomi in età adulta
Un adulto che soffre di ansia da separazione è un adulto ansioso che vive un costante senso di insicurezza, come di precarietà personale, e che tende a dirottare questa mole di ansia verso alcune persone significative. L’adulto con ansia da separazione teme che accadano cose assai spiacevoli o persino disastri alle persone care, è molto apprensivo rispetto alla salute dei propri familiari, genitori o fratelli, inoltre, se in coppia, teme l’allontanamento del proprio partner, quindi di essere lasciato. Ma, non si tratta di una comprensibile e umana paura che il partner lo lasci: piuttosto, si tratta di un senso di minaccia, di tensione incombente profonda e duratura che equivale allo stato di ansia e sgomento di un bambino abbandonato dai suoi genitori. E’ comune vedere anche una difficoltà o totale incapacità a stare da solo, sia a casa che fuori, l’adulto con ansia da separazione mostra un attaccamento eccessivo a determinate persone, in virtù del quale vive una dilagante paura di un qualche evento che possa separarlo da queste persone, tipicamente una malattia, un trasferimento o la morte naturalmente. Questa importante mole di ansia gli va a procurare un malessere diffuso, sia fisico che psicologico, che può manifestarsi in un corteo di sintomi fisici, cioè somatizzazioni, ricerca della prossimità fisica verso le persone alle quali è ultra legato, ricerca da loro di protezione e rassicurazione, ma anche, all’inverso, accudimento costante verso queste persone, infine, attacchi di ansia acuta o veri e propri attacchi di panico e insonnia. L’adulto che ha avuto questo problema fin dall’infanzia ha tratti dipendenti di personalità e può sviluppare una vera dipendenza affettiva: viene percepito dal partner o da altri significativi come richiedente, invadente, sempre bisognoso di attenzioni. Questo può portare a frustrazione e conflittualità nella coppia e in famiglia. La persona cerca strenuamente di non separarsi dalle persone significative: qualora questo accada, può andare in scompenso, cioè sviluppare sintomi ansiosi e depressivi e veder diminuire drasticamente le proprie competenze relazionali, l’autonomia, il suo funzionamento quotidiano e la sua qualità di vita.
Le cure più efficaci
Venendo adesso alle cure migliori per questo disturbo, ti dico che, comparendo nell’infanzia, necessiterebbe di una diagnosi tempestiva: per poterlo risolvere, infatti, occorre fare una valutazione del caso specifico del bambino e chiaramente coinvolgere i genitori nel percorso. Se questo non avviene per svariati motivi, il disturbo può cronicizzarsi e arrivare fino all’età adulta, dove si deve comunque intervenire per riprendere in mano la propria vita, e lo si fa principalmente con una psicoterapia. La persona deve, come primo passo, riconoscere di avere un problema e richiedere l’aiuto di un professionista, uno psicologo psicoterapeuta, che possa inquadrare la sua situazione e avviare un percorso ritagliato sulle sue esigenze.
La psicoterapia è il trattamento ideale, perché conduce la persona fuori dal tunnel dell’ansia patologica, garantendo dei tassi di ricaduta molto inferiori ai trattamenti solo farmacologici, a base di ansiolitici e antidepressivi. Questo accade perché il farmaco agisce velocemente sui meccanismi biochimici che producono la reazione ansiosa, ma non insegna niente alla persona. Con la psicoterapia, invece, la persona ha l’occasione di apprendere tante cose su di sé, di conoscere il proprio disturbo, il suo significato e la sua collocazione nella propria storia e nel proprio funzionamento generale. Puo’ disimparare i meccanismi nocivi che contribuiscono al malessere e imparare come ridurre i sintomi, come gestire i propri stati mentali, quali le emozioni, i pensieri, i bisogni e modificare i propri comportamenti. Non sono assolutamente contraria all’utilizzo dello psicofarmaco, dev’essere attentamente valutata la situazione specifica della persona e va prescritto solo dal medico specialista, lo psichiatra. Tuttavia, è essenziale che la persona comprenda che il miglior aiuto che può darsi non è esterno, come appunto il farmaco, ma interno, sono cioè le sue risorse passate e quelle che può costruire ex novo insieme al proprio psicoterapeuta. Questo punto è davvero fondamentale nei casi di disturbo d’ansia da separazione: perchè aiuta ad invertire la dinamica di insicurezza/incompetenza alla base dei comportamenti di dipendenza dagli altri.
Quando lavoro con una persona che soffre di ansia da separazione la aiuto ad acquisire gli strumenti indispensabili a diventare via via più autonoma: infatti un target fondamentale in questo caso è il recupero e il potenziamento delle autonomie nei vari ambiti di vita. Nel mio metodo di lavoro mi servo di un ventaglio di tecniche e strumenti utili a riportare in fisiologia i piani mentale, emotivo e corporeo coinvolti nel disturbo d’ansia.
Alla persona spiego come funziona l’ansia dal punto di vista tanto fisico quanto psicologico, la differenza tra l’ansia normale e adattiva e quella, invece, patologica. Le illustro i meccanismi di rinforzo e quelli di estinzione dell’ansia, vale a dire come l’ansia va ad alimentarsi e come può diminuire fino a rientrare in fisiologia e scomparire. Ricostruiamo insieme la storia del suo problema, i conflitti irrisolti e le dinamiche relazionali che hanno dato origine al problema e che lo mantengono in vita tuttora, come la collusione del partner e dei familiari, che molto spesso assecondano la persona, sostituendosi a lei e confermandole così che non ce la fa, che non è in grado di reggersi sulla proprie gambe. La aiuto a capire quali sono le convinzioni limitanti che altro non fanno che alimentare la sua ansia, allo scopo di creare pensieri più flessibili e salutari, le insegno metodi di consapevolezza e rilassamento utili ad abbassare l’attivazione corporea (quale il Training Autogeno, leggi l’articolo introduttivo: https://federicapianapsicologa.it/training-autogeno-schultz/), e la guido a guadagnare punti di libertà nelle situazioni sociali e relazionali precedentemente evitate aiutandola a potenziare le proprie abilità comunicative, di modo da trovare via via la giusta distanza e la giusta vicinanza dalle persone più care.
Ecco altri articoli dove ti faccio una panoramica completa dell’ansia patologica: https://federicapianapsicologa.it/i-pilastri-dellansia-patologica-prima-parte/, https://federicapianapsicologa.it/i-pilastri-dellansia-patologica-seconda-parte/.
Mentre questi sono articoli utili a capire il fenomeno del rimuginio, pilastro di tutti i disturbi d’ansia: https://federicapianapsicologa.it/guida-pratica-al-rimuginio-cose-e-come-superarlo-parte-prima/,
https://federicapianapsicologa.it/guida-pratica-al-rimuginio-cose-e-come-superarlo-parte-seconda/.
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