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Quando la tristezza diventa depressione. Parte seconda

Tristezza e depressione

Quando la tristezza diventa depressione

Che cosa causa la depressione? Secondo la maggior parte degli studi scientifici questo disturbo può essere compreso nel suo esordio e decorso attraverso un’ottica globale che comprende i fattori biologici quali l’ereditarietà e la predisposizione genetica, i condizionamenti psicologici che hanno luogo già nell’infanzia in famiglia e il contesto sociale più ampio.

Non puoi, quindi, pensare di spiegare la depressione ricorrendo ad una causa unica: come tutte la malattie psicologiche, anche la depressione si basa sull’intreccio di più cause, di più fattori che si sovrappongono. Come per le cause, anche per le risorse, i cosiddetti fattori protettivi, vale la stessa cosa: puoi ammalarti di depressione se si sommano più cause, come puoi restarne immune se sei dotato di un insieme di risorse.

La predisposizione biologica: la depressione è una malattia che ha sia una componente genetica sia una tendenza a svilupparsi in seguito ai condizionamenti familiari che vivi, soprattutto nelle prime fasi della tua vita. E’ appurato che avere un familiare depresso, soprattutto se di primo grado come un genitore, aumenta di 4 volte il rischio di ammalarti di depressione.

A livello dei geni, vi è una caratteristica scientificamente rilevata: un gene trasportatore della serotonina (l’ormone della felicità) ha due versioni, quella corta e quella lunga. In chi sviluppa depressione è più probabile riscontrare la versione corta. La serotonina è un neurotrasmettitore fondamentale per la regolazione dell’umore: una scarsa funzionalità di questo neurotrasmettitore è coinvolto nella depressione.

Come già detto, però, non basta possedere la versione corta e più “sfortunata” del gene trasportatore della serotonina, sono necessari eventi avversi o traumatici, soprattutto nelle prime fasi di vita: se questi eventi si verificano ed hai questa caratteristica genetica è molto più probabile che ti ammali di depressione.

Ciò accade perchè il tuo patrimonio genetico da solo non ha il potere di determinare “il tuo destino”: è l’intreccio con gli eventi di vita, negativi o positivi, a plasmare il tuo sistema nervoso tracciando vie neurali caratteristiche e producendo esiti poi visibili nel tuo comportamento.

Tra i fattori biologici non vi è solo l’ereditarietà, ma anche le variazioni ormonali (del testosterone negli uomini e degli estrogeni nelle donne, nella pubertà o in menopausa, della tiroide). Inoltre, malattie fisiche come l’ictus (per i possibili danni che può produrre al sistema nervoso) e la produzione eccessiva di cortisolo come reazione corporea allo stress rappresentano ulteriori fattori di rischio per la depressione.

Un eccesso di cortisolo è davvero un nemico per la tua salute psichica e fisica, poichè riduce la serotonina ed altre molecole del benessere, fa perdere concentrazione e abbatte le difese immunitarie. Dati i rischi a cui ti espone una iperproduzione, soprattutto cronica, di cortisolo, devi sapere come inquadrare e gestire correttamente i fattori di stress e rispondervi con equilibrio. Per saperne di più vai agli articoli nella sezione “Gestione dello stress” di questo blog.

I fattori psicologici: molti anni fa lo psichiatra americano Aaron T. Beck ha individuato tre caratteristiche tipiche della psicologia della persona depressa. Si tratta di una visione negativa di te stesso, del mondo e del futuro.

Ti concepisci in termini negativi, ti senti inadeguato, “difettoso o sbagliato”, fino a non sentirti amabile, cioè in diritto di essere amato per come sei. In secondo luogo, percepisci il mondo come un luogo ostile, popolato da persone oppressive ed esigenti alle quali non puoi rispondere adeguatamente, senti le tue azioni come fallimentari poichè ogni obiettivo pare irraggiungibile, le tue relazioni esitano in conflitti, rotture e distacchi.

Infine, prevedi che il tuo destino resterà immutato, ti prefigura un futuro cupo e senza speranza di poter realizzare sogni e propositi. Hai anche dei tipici modi di interpretare le informazioni che contribuiscono a mantenere la malattia: pensi in modo assoluto, del tipo “tutto bianco o tutto nero”, senza variazioni, in modo moralistico e perentorio.

Tipiche frasi possono essere: “Sono e sarà sempre un fallito/perdente”, “La mia vita fa schifo e niente cambierà”, “Se stavolta mi è andata bene è stato solo un colpo di fortuna”. Inoltre, sei portato a trarre conclusioni dalle situazioni senza avere prove, in modo arbitrario e ti focalizzi solo sugli aspetti negativi delle situazioni sminuendo quelli positivi.

Hai un’idea di te negativa a livello profondo, ti senti indegno e non amabile, percezione che non può che portarti alla solitudine e alla perdita, prima o poi. Per scongiurare il verificarsi di questa cattiva sorte fai enormi sforzi per guadagnarti stima, ammirazione ed affetto: ottieni risultati brillanti a scuola, nelle discipline competitive (arte, sport e musica), ti costruisci una carriera invidiabile.

Il tuo motto è: “Solo se sarò bravo in qualcosa allora sarò amato”: quando poi accadono eventi come lutti, separazioni o perdite finanziarie, è molto probabile che “il castello” che ti sei costruito si incrini fino a disintegrarsi, rivelando la vulnerabilità sottostante, cioè la concezione di te profondamente negativa di indegnità e non amabilità, scatenando la depressione.

I fattori familiari e sociali: molti studi riportano che, all’origine della depressione, ci sia una notevole sofferenza nell’infanzia. Si parla di trascuratezza, freddezza nel senso di mancanza di contatto fisico ma anche di vicinanza e supporto emotivi, solitudine.

E’ frequente osservare nella storia familiare un lutto significativo in seguito al quale tu, da bambino non hai potuto avere vicino un adulto molto premuroso ed attento, oppure hai avuto genitori molto attenti “a non farti mancare niente” dal punto di vista materiale, trascurando completamente il lato della comunicazione, dell’empatia e dell’emotività. Altra situazione frequente è quella in cui hai dovuto occuparti di un genitore affetto da una malattia psichica o fisica, tale per cui si verifica l’inversione dei ruoli. sei stato tu bambino ad occuparti del benessere del genitore e non viceversa.

In tutti i casi vieni incoraggiato a ricercare il successo, i risultati, a discapito del contatto emotivo genuino: apprendi che devi meritarti continuamente l’affetto attraverso i tuoi sforzi, le tue performance. Con queste basi, tu, bambino “candidato alla depressione” cresci sminuendo i tuoi bisogni emotivi, mantenendo una certa distanza nelle relazioni, mostrando apparente distacco e freddezza: tutto allo scopo di scongiurare ulteriori delusioni e perdite qualora ti permettessi di esprimere i tuoi bisogni.

Infine, un’evenienza da non trascurare è quando cresci con un genitore depresso: puoi avere in te quindi sia una parte ereditaria sia subire quei condizionamenti inevitabili proprio perchè vivi nello stesso ambiente. Un genitore depresso non è bravo a sintonizzarsi sui tuoi bisogni emotivi, perciò vieni trascurato e ti senti apprezzato solo quando fai qualcosa per il genitore in difficoltà: sei un bambino che cresce troppo in fretta, dimostrando capacità di cavartela e di risolvere problemi fuori dal comune, ma che cresci con l’idea patogena di non poter essere accettato ed amato per chi sei ma solo per quel che fai.

Lo stress: lo stress si definisce positivo, o eustress, quando fornisce nuovi stimoli che ti portano ad uscire dalla zona di comfort e a creare nuove opportunità, c’è anche lo stress negativo, o distress, che può danneggiare anche seriamente la tua salute di mente e corpo. (Ricordo che se sei interessato a conoscere meglio lo stress trovi articoli nella sezione “Gestione dello stress” in questo blog).

Quando la situazione che ha provocato lo stress termina, mente e corpo tornano in equilibrio: le cascate di ormoni cessano, i tuoi apparati riprendono il loro normale funzionamento.

In caso di distress cronico non c’è questo ripristino: l’asse dello stress ipotalamo-ipofisi-surrene resta attivato e rilascia un eccesso di cortisolo che, come si è visto, produce danni tra i quali anche la morte di neuroni in determinate parti del cervello, come quelle deputate alla memoria (l’ippocampo).

Si è visto che la maggior parte degli episodi depressivi si scatena in seguito a situazioni di stress che ti valuti incapace di fronteggiare e che sopraffano, perchè molto intense o prolungate, le tue capacità di adattamento e le tue risorse..

Leggi gli articoli correlati: http://federicapianapsicologa.it/quando-la-tristezza-diventa-depressione-parte-prima/, http://federicapianapsicologa.it/la-tristezza-conoscerla-per-gestirla/

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